Brötzmann, la prima al Centro d’Arte
Per quanto possa sembrare incredibile, nei cartelloni della pluridecennale storia del Centro D’Arte di Padova il nome di Peter Brötzmann non era mai comparso. L’occasione per accogliere il sassofonista tedesco nella sontuosa Sala dei Giganti del Liviano si è presentata finalmente all’apertura della nuova stagione 2018, nel trio “delle meraviglie” completato da William Parker al contrabbasso e Hamid Drake alla batteria.
Si tratta di musicisti con cui Brötzmann è in contatto da oltre 25 anni, dapprima nel quartetto Die Like A Dog con Toshinori Kondo alla tromba, poi a più riprese anche in trio, formazione che in un certo senso ha dato continuità a quel versante “nero” dell’esplorazione brötzmanniana, di cui l’indimenticabile trio con Fred Hopkins e Rashied Alì (andatevi a ripescare il disco Songlines) è stato una delle espressioni più indispensabili.
Un paziente ricondurre l’urlo del musicista tedesco verso le proprie origini e ispirazioni (Alber Ayler in primis), un dialogo a più strati in cui le due sponde dell’Atlantico si mandano richiami di danza e di nudo espressionismo emotivo. Così ci hanno abituato questi tre maestri, non a caso accolti a Padova da un pubblico numerosissimo e del tutto trasversale, che ha raccolto – in questo il lavoro del Centro D’Arte è davvero esemplare – sia i fan meno giovani, che un buon numero di ragazzi e ragazze, ai quali il nome di Brötzmann è arrivato negli ultimi anni come una specie di cult “sonico” che vale sempre la pena di sperimentare di persona.